(...)
Non sapeva bene perché stava citofonando in quel momento a
casa di Jacopo, forse solo per medicare la ferita, per trovare uno strappo per
andare a casa... sicuramente non per devastarsi” all’ALL NIGHT LONG PARTY.
Aveva solo voglia di tornare a casa.
Provò al numero 8. Era una villetta a due piani da cui usciva
un rumore infernale e le cui stanze erano tutte illuminate a giorno.
Era casa de Romeis, senza alcun dubbio!
Si avvicinò ai citofoni... Tutti e due i piani erano
occupati dal cognome della famiglia di Jacopo. Doveva essere una casa da
ricconi! Ecco perché il lunedì mattina durante l’intervallo iniziava il
mercatino dell’usato nei servizi del secondo piano. Avrebbe partecipato anche
lui agli scambi, quel lunedì, che diamine!
Citofonò con aria titubante.
“Chi è?”
“Sono Luca... Luca di 5°C , sei tu, Jacopo?”
Si sentiva un rumore incredibile di sottofondo. Gente che
strillava, musica altissima.
“Chiii?” urlò la voce.
“Luca... Sono Luca Bellini, quello della 5° C...”
“Ah, Luca... che sorpresa! Ti apro subito. Perché sei
arrivato a quest’ora?”
“Eh, volevo fare un’improvvisata...”
Non appena aprì la porta di casa uscì un’ondata di fumo
pesante. Una figura poco definita gli si presentò davanti...
“Allora sei venuto, eh?”
“Ciao Jacopo.”
“Ciao Luca” e gli strinse la mano bendata.
“Ahhh!”
“Cos’hai?”
“Niente, mi sono tagliato con dei vetri. Hai qualcosa per
disinfettarmi?”
“Sì, sì, vieni di qua che ti porti in bagno”
Scostò la porta del bagno e fece uscire una coppietta sdenudata.
HAI CAPITO LA
FESTA DI JACOPO! SI DANNO DA FARE QUI...
Quei due insultarono pesantemente Jacopo il quale non ci
fece molto caso.
“Ecco qui l’alcool, queste sono le garze. Quando hai finito
raggiungimi al piano di sopra, va bene?”
Si medicò meticolosamente la ferita e la bendò rigidamente.
Stava meglio ora, si sentiva più sicuro tra quelle mura. Si rinfrescò il viso,
si adagiò sul water e appoggiò la testa al muro addormentandosi all’istante.
“Luca! Oh! Luca!!!”
“Che succede?”
“Ti senti bene?” lo svegliò Jacopo.
“Sì, sì” borbottò Luca aprendo gli occhi.
“Vieni che ti faccio divertire io...”
Lo prese sottobraccio e lo condusse al piano superiore dove
Luca focalizzò tutta la situazione: gente in cucina che preparava la
spaghettata delle quattro, gente in salotto che fumava canne, gente che si
scaccolava chiacchierando, gente che limonava in camera sua e infine gente che
faceva l’amore (a giudicare dai lamenti) in camera dei ‘suoi’.
Due coppie giocavano a Risiko per terra in corridoio e due
‘sfigati’ per ultimo si mangiavano pane e Nutella davanti alla TV.
“Hai visto che macello di gente?”
“Vedo, vedo...”
Avrebbe voluto mandarlo a quel paese, ma non poteva.
Gli presentò alla bene e meglio circa una ventina di persone di cui Luca riconobbe
qualche compagno di classe di Jacopo e Fabrizio, il barista dell’istituto.
“Vieni che ci sconvolgiamo ora!”
“Guarda, io dovrei and...”
“Vieni, vieni, ho una sorpresa per te...” e con passo svelto
devastò tutti i carri armati distesi sul piano del Risiko facendosi
accompagnare dalle bestemmie delle due coppie che stavano giocando
appassionatamente.
“Vedo che ci siamo capiti” si rivolse ai due ‘sfigati’
davanti alla TV i quali avevano tirati fuori una bottiglia a lui poco nota.
Era una tequila: Cuervo Especial... Una mazzata!
“Preparate i bicchierini e riempiteliiiiii” ordinò Jacopo.
Luca non aveva mai bevuto in vita sua, neanche a Capodanno.
Aveva sempre brindato con acqua minerale, neanche con la coca cola, era fin
troppo ‘alcolica’ per i suoi gusti. Figurarsi la tequila!
“Veramente sono astemio.”
“Che cavolo dici!?!? Un tipo come te...”
I tre si misero a ridere.
Avrebbe sopportato a denti stretti il commento di Jacopo, ma
degli altri due che nemmeno conosceva... Cosa cazzo volevano?
Sorrise falsamente. Poi ripensò al domino di inibizioni che
tutte in una volta stavano cadendo. Pose di nuovo lo sguardo sui tre che aspettavano
col bicchierino in mano... non poteva deluderli.
Prese il suo bicchierino, fece una smorfia di approvazione
ai tre festaioli e buttò giù in un sorso solo.
“Olè” grido uno dei due sfigati.
“Altro giro” festeggiò il compare.
“Ma sì, va!” aggiunse Jacopo.
Luca sentì un fuoco salire dalla stomaco e arrivare fino
alla laringe. Che schifo era quella roba? Era come bere sabbia... Come poteva
piacere un alcolico simile?
Chiuse gli occhi e scosse elettricamente la testa.
“Allora, ce lo facciamo un altro bicchierino?” chiesero i
tre con aria indagatrice.
“E facciamocelo...” ribattè Luca.
Alla fine i bicchierini diventarono quattro. Mentre i tre
mattacchioni continuavano a sparare idiozie che non stavano ne in cielo ne in
terra, Luca si allontanò senza che essi se ne accorgessero e si diresse in
salotto. Non capiva niente. Sovreccitato dai fumi dell’alcool avrebbe baciato persino la più brutta della festa pur
di riuscire a portarsi una ragazza nella stanza di Jacopo.
Era una sensazione mai provata in vita sua. Se avesse
continuato a stare seduto sul divano con quei tre avrebbe vomitato di sicuro.
Il corridoio stava
iniziando a girargli intorno a ritmo vertiginoso e non sapeva come fermarlo.
Domandò a uno sconosciuto al suo fianco
se il terremoto appena avvenuto era o no superiore al quarto grado della
scala Mercalli... Ottenne solo un “Hai bevuto troppo amico!”...
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